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domenica, novembre 19

Talk about #4 - Tredici


Quello che stiamo per proporvi non è un semplice talk about, ma una riflessione sulla nostra quotidianità e su ciò che ci circonda. Quanti di voi hanno visto l'amatoriale serie TV? E quanti di voi sono stati toccati da essa?

Bando alle ciance, sotto trovate ciò che avevamo da dire a riguardo, da tempo. :)





Molti hanno parlato di Tredici, prima libro scritto da Jay Asher e poi famosa serie TV prodotta da Selena Gomez. 
Tratta argomenti che fanno sicuramente riflettere, eppure, tutti gli insegnamenti che ci danno la serie, il libro o il documentario, li applichiamo davvero nel nostro quotidiano?




Di frasi ne sentiamo dire tante, ogni giorno, passano come aria. Diciamo cose, la gente fa altrettanto, e molto spesso non ascoltiamo davvero. Poi arriva quella frase, quel gesto, che sconvolge tutto, perchè siamo fatti di questo alla fine, gesti e parole, no?
Ecco a cosa la serie mira, a mostrare ciò che c'è dietro le persone, tutto il rumore che i pensieri possono fare, così assordante. Tutto così crudo e realistico, tutto ciò che neanche immaginiamo, ma che purtroppo esiste ogni giorno, ciò di cui spesso si parla, ma che non viene mai affrontato davvero, che viene quasi ignorato.





"Quella persona si è suicidata" e va tutto bene, un pò ci dispiaciamo all'inizio, ma poi passa, come se la morte ormai fosse scontata come tutto il resto; finchè non accade a qualcuno che, anche se minimamente, ha fatto parte della nostra vita. E lì rimaniamo stupiti, perchè non abbiamo idea di quanto dolore possa nascondersi dietro una persona, di ciò che avrebbe da dire, di ciò che pensa, di ciò che vive. Magari la vediamo tutti i giorni camminare in giro per il centro, e non notiamo che è sola, non notiamo che anche se è in compagnia è spenta, perchè alla fine non siamo onnipotenti, non possiamo sapere sempre tutto, ma farci più caso, guardarci attorno, ma per davvero, ecco quello possiamo farlo.

Perchè è facile incolpare la gente, continuare a dire le stesse frasi che non fanno altro che peggiorare le cose: poteva fare di più, è solo esagerata, voleva mettersi al centro dell'attenzione, il suicidio non è la soluzione migliore. E davvero il suicidio non è la soluzione migliore, ma vallo a far capire a una persona che è stata distrutta, che crede di toccar con mano i propri frammenti e restare ferita con essi. Quanto è facile parlare? Anche con le migliori intenzioni, lo facciamo e distruggiamo, siamo bravi in questo, davvero, sembriamo una macchina da guerra, pronta a distruggere ciò che ci circonda con tutto questo odio. Eppure il dolore non diventa reale finchè non lo viviamo noi in prima persona no? 
Perchè non ci riusciamo, perchè non ci proviamo?

Poteva fare di più, cosa vuol dire? Nessuno è perfetto, nessuno sa fino a dove è giusto spingersi, nessuno sa cosa è il bene o il male, e fa schifo vivere con tutta questa indecisione, ma siamo così, non sappiamo niente, eppure certe volte crediamo di sapere che le strade davanti a noi siano sbarrate, e che sarà così per sempre, crediamo di sapere e invece no, ci sbagliamo.

Nessuno conoscerà veramente un'altra persona, nè tanto meno se stessa, e questa non è una frase di rassegnazione, questo è un invito. Tentate, tentiamo di parlare, anche se è terribilmente difficile, e facciamo attenzione ad ogni singola parola, pesiamola e tentiamo di capire che gli stereotipi servono solo ad essere tutti uguali, automi che seguono la massa. 



Ogni singola parola ha un suo potere. Ogni singola parola può essere un'arma letale, lanciata per sbaglio, quasi come fosse un suono assordante uscito senza preavviso dalle nostre labbra, uno di quelli per cui poi ci scusiamo. Ci scusiamo e cerchiamo scuse, giri di parole che ci riportano sempre allo stesso punto morto. Le parole. Le cose cambiano con le parole, vengono capovolte e stravolte, i fatti restano, e ci scavano dentro, in cerca di un punto di arrivo, di un po' di pace. Lasciare questo libro è doloroso, queste parole mi hanno uccisa, o forse, mi hanno rafforzata quanto indebolita; come ogni singola cosa che passa a trovarci nel corso della nostra vita. Qualsiasi cosa potrebbe ucciderci, siamo tutti terribilmente fragili, indipendentemente dalle verità che vorremmo sotterrare. Qualcuno prova ad urlare, di nuovo suoni assordanti, e nonostante ciò, non viene ancora sentito. Qualcuno si aggrappa a qualcosa, per sopravvivere. Sta in silenzio, immobile in qualche angolo dimenticato. Ognuno di noi combatte ogni giorno, contro le parole, contro se stesso. Non si esce illesi da questa battaglia, ma che ci piaccia o no, siamo fatti per questo, per combattere, combattere per raggiungere quel senso di appagamento che ci permette di prendere fiato, per accettare noi stessi, e in secondo piano, gli altri. Verso un'obbiettivo, aggrappandoci ad esso. Pensiamo prima di parlare, prima di agire; nessuno merita di combattere battaglie da solo, nessuno merita ciò che noi non vorremmo ci capitasse. Bisognerebbe solo fare attenzione. Le parole uccidono, ma, talvolta, ti salvano.


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